25 dicembre 2012
Tragedia in tre atti ***
Un Natale senza qualche bel giallo non è Natale! La Christie è praticamente un appuntamento fisso da giorno rosso, e stavolta è toccato a Tragedia in tre atti.
Mi ha delusa, perchè la storia non mi ha mai coinvolta molto. Di solito passo al vaglio tutte le minuzie che la Christie pare far cadere per caso ma stavolta non mi importava tantissimo e il tentativo di buttare la colpa addosso al giovane Oliver o alla scrittrice bruttina era veramente plateale (e quando, solitamente, nei romanzi della Christie qualcosa è plateale, è automaticamente errato). Poirot ha la funzione del pensionato e non si scomoda ad andarsene in giro, se ne sta seduto in poltrona a tirare le fila per i detective improvvisati: l'attore Cartwright, Hermi e Satter.
L'identità del colpevole mi ha sorpresa ma a pensarci bene sono un po' troppi gli azzardi e le incongruenze: chi è il cretino, per esempio, che dovendo ammazzare qualcuno organizza una prova del delitto, di fronte alle stesse identiche persone che assisteranno al secondo delitto? Come può pensare che stramazzare al suolo dopo aver bevuto un drink possa essere considerato per due volte consecutive una "triste casualità"? Andiamo... E davvero è possibile credere che Cartwright, travestito da cameriere, non venga riconosciuto da nessuno?
Insomma... una Christie piuttosto deludente.
"Tragedia in tre atti" Agatha Christie ***/5
7 novembre 2012
L'uomo che inventò il denaro **
Ci sono i periodi a tema.... abbandonato, anche questo, per quanto non mi piaccia non finire i libri. Questo in particolare ha una trama che sarebbe interessante, peccato che lo stile non sia per niente narrativo, ricercatezza necessaria sia per rendere la lettura più piacevole che per rendere meno evidenti i numerosi buchi nelle testimonianze che ci sono arrivate sulla vita di Law, che lasciano all'oscuro diversi anni della sua vita. In più lo stile scolastico è anche ridondante e prolisso, il che mette una pietra su qualsiasi curiosità potessi avere sull'inventore moralmente opinabile dell'economia moderna.
"L'uomo che inventò il denaro" Janet Gleeson, Rizzoli
6 novembre 2012
Una particolare specie di tentazione *
Badate bene, il mio giudizio pessimo deriva dal primo centinaio di pagine, perchè proprio non ce l'ho fatta a finirlo. Immagino che sull'onda di "Cinquanta sfumature di grigio" le case editrici abbiano aperto i cassetti mandando alle stampe qualsiasi cosa, minimizzando l'effetto "harmony" con copertine scevre di marcantoni muscolosi e bionde e boccolute donzelle (al loro posto, va forte l'oggettistica: piume, maschere, cravatte & co.). La protagonista è inconsistente e tracciata talmente male da grondare incongruenze, i dialoghi sono ridicoli e cento pagine per parlare di hockey su ghiaccio e strategie di marketing sono decisamente troppe.
"Una particolare specie di tentazione" Savanna Fox, Sperling & Kupfer
*/5
4 novembre 2012
Il corpo umano ***
Secondo romanzo di Paolo Giordano, dopo "La solitudine dei numeri primi". Tratta della quotidianità di un gruppo di soldati in missione in Afghanistan. Il libro è nato proprio dai due viaggi che ha compiuto l'autore con i militari italiani (leggo su google), esperienza penso inevitabile per scrivere un romanzo con delle atmosfere così aliene e nitide. E' facile accostarlo a classici che trattano più o meno le stesse tematiche: l'ambiente fermo, desertico, vuoto, e il senso di attesa degli uomini, non possono non richiamare "Il deserto dei tartari" di Buzzati. Certo è che questo romanzo è lontano sia dalla penetrazione psicologica della Fallaci sia dalla maestria di Buzzati, ma Giordano ha comunque quello stile scorrevole che già mi aveva colpita ne "La solitudine dei numeri primi", e quindi il romanzo ti acchiappa ed è difficile non finirlo in un paio di giorni. La struttura corale sfiora tutti i personaggi, molti non ne ricevono una dimensione psicologica molto ricca, altri vengono approfonditi meglio, come il René in crisi di coscienza (seppur non si capisca perchè faccia il gigolò, come secondo lavoro), o il dottor Egitto. La cosa che più traspare negli uomini, insieme allo spaesamento, alla noia della missione, e alla paura, è il senso di inadeguatezza che proviene non dalla guerra "esterna" ma dalla battaglia con i propri fantasmi personali, un rimuginio incessante sulle proprie debolezze, incertezza tipica dei ventenni, seppur vestiti in tuta mimetica e armati di tutto punto. Altro aspetto su cui porre l'accento e che percorre tutto il romanzo, e sul quale penso si basi la doppia lettura del titolo, inteso come corpo "fisico" e unità militare, è la fisicità quasi bestiale, esasperata da una totale assenza di intimità.
"Il corpo umano" Paolo Giordano, Mondadori, 2012
***/5
2 novembre 2012
Germogliano sempre i noccioli ****
Un Simenon meno amaro del solito. Un uomo settantaquattrenne il cui unico rimpianto della vita è, forse, un po' di inerzia nei rapporti familiari, si fa cullare dalla calma e dall'abitudinarietà in cui ha costruito la propria vecchiaia, ed è tentato di tirare le somme della propria vita. Si rende conto, però, che nonostante la vecchiaia, "germogliano sempre i noccioli", ovvero che per quanto la sua vita sia quasi al termine, la forza vitale del mondo che lo circonda è immutabile. Capisce così che quella stessa forza vitale va coltivata anche in sè stessi, indipendentemente dall'età, senza abbandonarsi al passato. Bello.
Buona parte dei nostri mali deriva dal nostro stato d'animo, dal nostro morale. Ci mettiamo in uno stato di ricettività. È come se preparassimo un terreno favorevole alla malattia..."Germogliano sempre i noccioli" Georges Simenon
****/5
Quattrini in banca ***
Certamente non il miglior Wodehouse, ma comunque piacevole e divertente qui e là. Lord Uffenham ha investito i suoi averi nell'acquisto di brillanti, che poi ha nascosto in casa scordandosi il luogo. Nel frattempo per campare ha dovuto affittare la casa e lui si finge il maggiordomo per aver l'agio di cercare le pietre. Naturalmente si scatenano i soliti incastri di equivoci e bugie.
Gli altri personaggi sono Jeff Miller, avvocato che parla più di quanto pensa, la signora Cork, che fonde in sè la più spietata cacciatrice e la più inflessibile vegetariana, i coniugi Molloy, Chimp Twist, investigatore privato, Anna, nipote di Lord Uffenham e Lionel Green, nipote della Cork.
I pezzi migliori sono i consigli di cuore di Lord Uffenham. Il finale non è illuminante.
***/5
Gli altri personaggi sono Jeff Miller, avvocato che parla più di quanto pensa, la signora Cork, che fonde in sè la più spietata cacciatrice e la più inflessibile vegetariana, i coniugi Molloy, Chimp Twist, investigatore privato, Anna, nipote di Lord Uffenham e Lionel Green, nipote della Cork.
I pezzi migliori sono i consigli di cuore di Lord Uffenham. Il finale non è illuminante.
Il rumore proveniva dall’armadio. Nessun uomo onesto si sarebbe cacciato in un armadio, pensava Trumper con ragione. Ma se non aveva dubbi sulla effettiva presenza del ladro, era invece molto incerto sulla decisione da prendere. L’umanità può essere divisa grosso modo in due categorie: quelli che, consci della presenza di un estraneo nel loro armadio, ne spalancano decisamente lo sportello affrontando il malvivente; e quelli che questo non fanno. Eustace apparteneva alla seconda categoria."Quattrini in banca" P.G. Wodehouse, trad. Sirio Agnati, Mondadori, 1974
***/5
29 ottobre 2012
Vita da commessa - Informazioni criptate
- Scusi signorina, i cappotti costano il prezzo che è scritto sul cartellino?
Tre possibili risposte:
A) No signora, considerando il prezzo sul cartellino come cifra appartenente all'insieme dei numeri interi positivi, e denominando il prezzo sul cartellino x, e considerando che
e procedendo poi con y/(4x-3), infine considerando la variabile colore in cui il bianco sta a x = y:79, e il nero:x=y:53, così troverà i prezzi.
B) No signora, in questo negozio i prezzi attaccati alle mutande si riferiscono ai cappotti, quelli dei cappotti alle mutande.
C) Sì.
Tre possibili risposte:
A) No signora, considerando il prezzo sul cartellino come cifra appartenente all'insieme dei numeri interi positivi, e denominando il prezzo sul cartellino x, e considerando che
e procedendo poi con y/(4x-3), infine considerando la variabile colore in cui il bianco sta a x = y:79, e il nero:x=y:53, così troverà i prezzi.
B) No signora, in questo negozio i prezzi attaccati alle mutande si riferiscono ai cappotti, quelli dei cappotti alle mutande.
C) Sì.
22 ottobre 2012
Il professionista
Proprio non ce l'ho fatta a finirlo, troppo football - essendo, in effetti un libro sul football e su uno sfigatissimo giocatore americano che per non essere linciato in patria (e non rimanere disoccupato) approda nella squadra non proprio di elevatissimo livello dei Parma Panthers.
Più che altro mi incuriosiva la location italiana e per quanto ho letto ne risulta un quadro desolante quanto mi aspettavo. Cibo, cibo, cibo, ossessione per i vestiti e auto minuscole. Divertente il siparietto del giudice giocatore di football che manda le forze dell'ordine a casa dell'ignaro compagno di squadra per prelevarlo e poterlo conoscere. Meditare su che razza di impressione abbiano all'estero di noi, e sulla serietà delle nostre istituzioni.
"Il professionista" (in inglese Playing for pizza, che dà più l'idea del romanzo-cazzeggio che è) John Grisham, trad. di Nicoletta Lamberti, Mondadori.
**/5
Il più grande uomo scimmia del Pleistocene
Uno di quei titoli strambi che ti trovi sempre davanti in libreria, abbastanza oscuro da chiederti che diamine di libro sarà, ma mai abbastanza interessante per leggerlo davvero. E' la storia di un gruppo di uomini primitivi, alcuni progressisti altri tradizionalisti, alle prese con l'evoluzione, un senso morale discutibile e le scoperte più importanti dell'umanità: il fuoco, la pittura, le armi, la cottura, il matrimonio eccetera. Le opinioni dei lettori sono molto varie, fra chi lo considera spassossimo, e chi si chiede dov'è esattamente che fa ridere. Io sono rimasta nel mezzo. Non che non sia simpatico, ma tutto questo humour non l'ho trovato, l'idea di un romanzo ambientato nella preistoria è buffa ma neanche tanto, e dopo poche pagine la novità non è più tale.
Insomma: niente di memorabile. Lettura leggera, piacevole e destinata presto, temo, al dimenticatoio.
Il titolo italiano è, come spesso accade, inventato di sana pianta ma anche in Inghilterra il libro è stato pubblicato con tre differenti titoli: The evolution man, One upon an ice age, e What we did to father (che spoilera il finale).
"Il più grande uomo scimmia del Pleistocene" Roy Lewis, trad. di Brera C., Adelphi
**1/2
Insomma: niente di memorabile. Lettura leggera, piacevole e destinata presto, temo, al dimenticatoio.
Il titolo italiano è, come spesso accade, inventato di sana pianta ma anche in Inghilterra il libro è stato pubblicato con tre differenti titoli: The evolution man, One upon an ice age, e What we did to father (che spoilera il finale).
"Il più grande uomo scimmia del Pleistocene" Roy Lewis, trad. di Brera C., Adelphi
**1/2
21 ottobre 2012
Le due città
Altro capolavoro dickensiano: le due città di cui si narra sono Londra e Parigi, nel periodo immediatamente precedente la rivoluzione francese e il periodo successivo, quello del terrore. Scordatevi le nitide differenze morali dei personaggi, a cui Dickens ci ha abituati in molti altri romanzi. In questo non esistono contorni netti: gli accusati sono a loro volta accusatori, gli oppressi sono anche gli assassini, gli oppressori le vittime. Solo la buona Lucia Manette è esente da questi dualismi. Quello che fa Dickens in questo romanzo è delineare con lucidità la genesi e il compimento della rivoluzione. Come tutti i dualismi, le due metà sono inseparabili; tutte e due sono fatte degli stessi "materiali". La violenza genera violenza, e la vendetta non è meglio dell'oppressione, seppur animata da ideali profondi. La Francia, aspirante Repubblica, diviene così la Repubblica della libertà, dell'uguaglianza, della fratellanza quanto la Repubblica della crudeltà, della violenza, della morte. Personaggi che all'inizio ci vengono presentati con simpatia, i coniugi Defarge, divengono nel corso della rivoluzione la peggior maschera d'odio e di brutalità, in nome della vendetta, che pure è un altro personaggio soprannominato proprio così, con la v maiuscola, amica di Madama Defarge e altrettanto spietata, e non si può fare a meno di chiedersi chi sarà a chiedere vendetta per la Vendetta. Madama Defarge è probabilmente uno dei personaggi più inquietanti mai usciti dalla penna di Dickens: il suo lavorio continuo ai ferri, attività solitamente femminile e rassicurante, diviene l'incancellabile testimonianza della memoria, ma in questo romanzo le anime buone sono quelle che dimenticano, e che lasciano al passato ciò che è passato.
"Le due città" Charles Dickens *****/5
Le madri
- Ma perchè le madri sono tanto importanti? L'ha scoperto la psicanalisi, che sono importanti? Secondo la psicanalisi, sono la cosa più importante di tutto?Cit. da "Ti ho sposato per allegria" Natalia Ginzburg, Einaudi
- Sì. Secondo la psicanalisi, le origini del nostro comportamento sono da ricercare nel nostro rapporto con la madre.
- Com'è strano! Queste madri se ne stanno là, acquattate in fondo alla nostra vita, nelle radici della nostra vita, nel buio, così importanti, così determinanti per noi! Uno se ne dimentica, mentre vive, o se ne infischia, anzi crede di infischiarsene, però non se ne infischia mai del tutto. Quella tua madre così svaporata, eppure determinante! Non sembra proprio che possa determinare niente, e invece ti ha determinato, a te!
Non ti muovere
Uno dei romanzi che è nella mia top ten dei libri peggiori. Pessimo. Spunto narrativo che parte da una situazione già incomprensibile (il padre che racconta alla figlia in coma - e non si sa come questo possa giovarle - del suo rapporto - come definirlo: violento? problematico? - con l' "amante"). Il romanzo prosegue poi impregnato di sentimenti negativi, squallidume, amoralità. Molto dubbio il
personaggio principale (che è anche il narratore). Perché descrivere il
punto di vista di un tale mostro? E perché quel fastidioso sottinteso di
perdono e comprensione verso le orrende azioni del protagonista?
"Non ti muovere" Margaret Mazzantini, Mondadori, */5
"Non ti muovere" Margaret Mazzantini, Mondadori, */5
18 luglio 2012
Scopri le differenze
Ufficiali della milizia senza un'ombra di scienza militare; ufficiali navali senza alcuna idea d'una nave, ufficiali civili senza alcuna nozione degli affari; ecclesiastici dalla faccia di bronzo, della peggiore mondanità terrena, dagli occhi sensuali, dalla lingua licenziosa e dalla vita ancora più licenziosa; tutti assolutamente incapaci nelle loro varie professioni, e tutti perfidamente menzogneri nel dir di conoscerle, ma tutti più o meno dello stesso ordine di monsignore e perciò appollaiati su tutti i pubblici impieghi dai quali c'era da strappar qualcosa: di questi ce n'erano da contare a dozzine e dozzine. Le persone senza alcun legame immediato con monsignore o con lo Stato, ed ugualmente sciolte da qualche cosa di concreto o da una vita che mirasse per la retta via a un fine utile, erano ugualmente numerose. Dottori che accumulavano ricchezze spacciando miracolosi rimedi per malattie fantastiche non mai esistite sorridevano ai loro nobili malati nelle anticamere di monsignore. Progettisti, che avevano scoperto ogni specie di rimedi per i piccoli malanni da cui era afflitto lo Stato, tranne il rimedio di mettersi a lavorare sul serio a estirpare un unico peccato, riversavano le loro folli ciance nelle orecchie di chiunque venisse loro a tiro, al ricevimento di monsignore. Filosofi increduli, che stavano rimodellando il mondo con le chiacchiere e costruendo torri di Babele di carta con cui scalare i cieli, cicalavano, in quella meravigliosa assemblea raccolta da monsignore, con i chimici increduli che si occupavano della trasformazione dei metalli. Squisiti signori della più bella razza che fosse nota a quel tempo - come anche dopo - per la sua indifferenza verso ogni argomento d'interesse umano, erano, nel palazzo di monsignore, nel più perfetto stato di esaurimento. E quei vari grandi personaggi del bel mondo parigino erano partiti da case così fatte, che - fra i devoti raccoltisi per l'adorazione di monsignore - le spie, le quali formavano una buona metà della magnifica riunione, avrebbero trovato difficile scoprire fra gli angeli di quella sfera una moglie solitaria che, nei suoi modi e nel suo aspetto, confessasse di essere una madre. Anzi, tranne per il semplice atto di dare al mondo una fastidiosa creatura, una cosa simile era ignorata dalla moda. I bimbi, andati giù di moda, erano tenuti dalle contadine che li allevavano, e nonne affascinanti di sessant'anni vestivano e frequentavano le feste come a venti. La lebbra dell'irreale sfigurava ogni creatura umana del seguito di monsignore. (...) Ma la gran consolazione era che tutta l'assemblea, nel gran palazzo di monsignore, era vestita perfettamente. Se si fosse potuto avere la certezza che il giorno del giudizio sarebbe stato un giorno di gala, tutti si sarebbero presentati eternamente corretti. [pgg. 120-121]"Le due città" Charles Dickens, trad. di Silvio Spaventa Filippi, Newton & Compton
14 luglio 2012
Ritorno dall'India
Questo è un romanzo di minuzie, di piccole cose. La scrittura di Yehoshua indugia su ogni tazza di tè bevuta dal protagonista (all'inglese, col latte), su ogni pensiero, su ogni gesto, su ogni sensazione. Questo metodico indugio in tutti i particolari rende la narrazione inevitabilmente piuttosto lenta, ma fa sì anche che si crei una speciale intimità con ogni personaggio, e alla fine ci si lascia trasportare dal racconto -è vero: senza troppe emozioni- con affettuosa curiosità e con leggera sorpresa per la minuziosa lucidità di un mondo così caratteristico che occorre ricordarsi essere comunque solo narrativo e quindi inventato. Questa partecipazione è tuttavia puramente "esteriore", perchè difficile è l'immedesimazione nei capricci sentimentali del protagonista (un alone di mistero rimane, inevitabilmente, sull' inspiegabile passione per Dori) e sulle sue tortuose reazioni (il matrimonio con Michaela appare, nonostante tutte le spiegazioni, un po' forzato). Benjamin, il protagonista, non è certo un uomo dalla morale virtuosa, ma la totale nudità in cui lo lascia la puntigliosa narrazione ce lo rende, se non comprensibile - quale uomo ci appare pienamente comprensibile? - almeno indulgentemente umano. Le cornici simboliche e metafisiche all'inizio dei capitoli mi sono risultate, lo ammetto, praticamente incomprensibili, oltre che irritanti nella loro vaporosità.
Il romanzo procede in questo ozioso ritmo narrativo - Yehoshua si concede anche divagazioni nel campo della fisica, sull'origine dell'universo, riflessioni sulla religione - in un piacevole chiacchiericcio quando, bruscamente, giunge il finale, inspiegabile quanto improvviso e, ahimé, la sensazione è nettissima: Yehoshua si era rotto le scatole di scrivere.
24 giugno 2012
La luce sugli oceani
Scritto senza infamia e senza lode, è questo un romanzo che cerca di
mettere in evidenza la zona grigia della morale, di ciò che può
considerarsi bene e male, e soprattutto il groviglio inestricabile che
confonde nella maternità l'amore e l'egoismo. Tocca con ambizione temi molto ambigui, ma il romanzo è molto leggero e si ha la sensazione di rimanere senza risposte di fronte a quesiti insondabili. L'aspetto romanzesco ha quindi la prevalenza sul dilemma morale e in conclusione non
lascia granchè. ***/5
17 giugno 2012
Non è un paese per vecchi
Io questo libro proprio non l'ho capito. Mi spiego: non ho capito perchè è considerato da molti così bello. Ne hanno fatto addirittura un film, e non i primi registi che capitavano, i fratelli Coen! Mah.
Leggo le entusiaste recensioni di rispettabilissimi lettori che immagino miti e pacati, gli ultimi che ci si immaginerebbe immersi con piacere nella lettura di stragi e ondate di sangue. Io rimango attonita. Alcuni asseriscono di aver trovato in questo romanzo anche della poesia. Tutto ciò mi sfugge.
Perchè questo romanzo non è altro che una successione continua di cadaveri in una sperduta, sporca e polverosa landa americana. La maggior parte di questi cadaveri devono il loro poco invidiabile stato ad uno psicopatico armato di pistola ad aria compressa (ché una pistola normale non faceva abbastanza impressione, eh). Questo tizio, inspiegabilmente descritto dall'autore in maniera piuttosto gustosa -riguardo improprio visto, come ho già detto, che è un assassino psicotico- è una via di mezzo fra Terminator e un cow boy dall'aria spenta e bovina. Alterna attimi di quasi genio con momenti di ottundimento macellaio. Parla (quando lo fa) alla maniera dei brutti film western, e sottopone le sue vittime a divertenti (per lui) indovinelli per verificare se il fato è concorde con la propria idea di sparargli in mezzo agli occhi. Posso dire, in tutta onestà, che è uno dei più brutti personaggi che infestano la letteratura.
15 giugno 2012
Suo marito
Bel romanzo di Pirandello che si addentra - si dice, prendendo spunto dalla vita di Grazia Deledda - in una moderna riflessione sulla conciliabilità , per una donna, della vita professionale e familiare, e dell'inevitabile ribaltamento dei ruoli maschili e femminili all'interno della famiglia. Silvia Roncella, protagonista del romanzo, è una talentuosa scrittrice: il marito la incita pertanto a staccarsi dai limitati orizzonti di una piccola cittadina come Taranto e di buttarsi nella vita letteraria romana. Silvia è però una donna molto schiva e scarsamente ambiziosa: la scrittura le viene semplice e ispirata solo vivendola in privato e senza pressioni esterne. Il marito, nel frattempo, si dedica all'attività mercenaria di far fruttare ciò che la moglie scrive, e si preoccupa di tessere quegli indispensabili appigli sociali che la moglie rifiuta. Nella coppia si viene inevitabilmente ad instaurare una trama di recriminazioni e complessi di ruolo. Giustino, il marito, soffre della subordinazione rispetto alla moglie (gli amici lo prendono in giro chiamandolo col cognome della moglie), e tenta di compensare il complesso dando rilevanza alla sua attività, non creativa ma remunerativa. Allo stesso tempo, butta sulle spalle della moglie la responsabilità della sua attuale posizione (ha lasciato un lavoro sicuro per curare i suoi interessi letterari) e la pressa a scrivere.
8 maggio 2012
La società della stanchezza
La cosa più interessante di questo pamphlet è la tesi su cui si basa:
Ogni epoca ha la sue malattie. Così, c'è stata un'epoca batterica, finita poi con l'invenzione degli antibiotici. Nonostante l'immensa paura di una pandemia influenzale, oggi non viviamo in un'epoca virale. L'abbiamo superata grazie alla tecnica immunologica. Sul piano delle possibili patologie, il XXI secolo appena cominciato non è caratterizzabile in senso batterico o virale, quanto piuttosto in senso neuronale. Malattie neuronali come la depressione, la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), il disturbo borderline di personaliità (BPD) o la sindrome da burnout (BD) connotano il panorama delle patologie tipiche di questo secolo. Non si tratta di infezioni, piuttosto di infarti che non sono causati dalla negatività di ciò che è immunologicamente altro, ma sono determinati da un eccesso di positività. Queste sindromi si sottraggono a qualsiasi tecnica immunologica che miri a respingere la negatività dell'Estraneo. [pgg. 7-8]Pensando allo sviluppo umano come ad un processo che si evolve in "ere", o "periodi", questa teoria è certamente stimolante. Proviamo a pensare al mondo attuale: un mondo estremamente collegato sia fisicamente (mezzi di trasporto) che idealmente e tecnologicamente (internet, tv, radio, cellulari). Il concetto dell'Estraneo, del lontano, si è radicalmente ridimensionato rispetto a soli quarant'anni fa.
22 aprile 2012
Il piacere
L'esclusività è un aspetto essenziale delle più famose storie d'amore.
Pensate se Jane Eyre, quando fugge dal castello di Rochester, anzichè
vagabondare senza meta nel dolore per la perdita del suo Edward, si
fosse trovata un altro posto da educatrice e si fosse di nuovo
innamorata follemente del suo capo. Sarebbe sembrato ridicolo.
L'amore, quello struggente, romanzesco, che inevitabilmente diventa aulico, solenne, mistificato sarebbe ridicolo se non fosse esclusivo.
E' quello che succede ne "Il piacere". Ed è per questo che lo considero un romanzo sincero: fin dall'inizio è evidente che il filo che lega qualsiasi pensiero o azione del protagonista è il sesso. All'inizio Andrea Sperelli descrive il suo soggiorno - mai letta descrizione più sensuale di un soggiorno - e pensa al sesso. Descrive la luce di Roma, e pensa al sesso; una corsa di cavalli, e pensa al sesso. Inutile dire che quando vede una donna, una qualsiasi, perde praticamente qualsiasi raziocinio.
Questi segnali, tuttavia, non bastano, e quando Andrea Sperelli incontra Elena, il Lettore - abituato alle Jane Eyre, a Romeo e Giulietta ecc.. ecc.. - penserà: ecco, ha trovato l'Amore! E già si immagina il superficiale eroe soggiogato dalle forze del Sentimento.
L'amore, quello struggente, romanzesco, che inevitabilmente diventa aulico, solenne, mistificato sarebbe ridicolo se non fosse esclusivo.
E' quello che succede ne "Il piacere". Ed è per questo che lo considero un romanzo sincero: fin dall'inizio è evidente che il filo che lega qualsiasi pensiero o azione del protagonista è il sesso. All'inizio Andrea Sperelli descrive il suo soggiorno - mai letta descrizione più sensuale di un soggiorno - e pensa al sesso. Descrive la luce di Roma, e pensa al sesso; una corsa di cavalli, e pensa al sesso. Inutile dire che quando vede una donna, una qualsiasi, perde praticamente qualsiasi raziocinio.
Questi segnali, tuttavia, non bastano, e quando Andrea Sperelli incontra Elena, il Lettore - abituato alle Jane Eyre, a Romeo e Giulietta ecc.. ecc.. - penserà: ecco, ha trovato l'Amore! E già si immagina il superficiale eroe soggiogato dalle forze del Sentimento.
15 aprile 2012
Lettere a Milena
Comunque sia, però, la cosa principale è questa: qualunque cosa possano dire di te gli altri in un'ampia cerchia intorno a te, con superiore intelligenza, con ottusità bestiale (ma le bestie non sono così), con diabolica bontà, con affetto assassino - io, io, Milena, so fino all'ultimo che hai ragione, qualunque cosa tu faccia, sia che tu rimanga a Vienna, sia che tu venga qua, o rimanga sospesa fra Praga e Vienna o faccia ora questo ora quello. Che avrei a che vedere con te, se non sapessi ciò?
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