29 aprile 2013

Chéri ****


Un romanzo di noia, bellezza e ricchezza: una sviolinata caustica (ma non troppo) verso la vacuità del bel vivere e l'amoralità del lusso. Un romanzo leggero ma diligente, senza particolari guizzi né cadute. Nessun personaggio risulta particolarmente simpatico, tutti sono avvolti dalla noia e per proteggersene si rifugiano in vuote trame amorose (mai romantiche, troppa profondità sentimentale) e in una ricerca estetica esagerata e ossessiva. Aldous Huxley diceva che i problemi d'amore sono l'argomento di chi non ha problemi. Niente di nuovo sotto al sole, insomma: niente che nessuno non possa considerare d'attualità (il romanzo è, invece, del 1920).
Riunirei davanti a un caffè Chéri e il pirla di Bel-Ami e gli presenterei Emma Bovary, in una simpatica riunione fra gente affaccendata, matura e d'animo generoso. Sicuramente non rischiano di perdersi in una eccessiva ilarità.
"Chéri" Colette
****/5

22 aprile 2013

Apocalisse

L'uomo desidera il suo compimento fisico prima di ogni altra cosa, perchè ora e per l'unica volta è nella carne e ne ha la possibilità. Dal momento che per l'uomo la massima meraviglia è di essere vivo. Per l'uomo, come per il fiore, il quadrupede, l'uccello, il supremo trionfo consiste nell'essere vivo, il più possibile, perfettamente vivo. Quali che siano le conoscenze di quelli che non sono nati e di quelli che sono morti, essi non possono conoscere la bellezza di sentirsi davvero vivi nella carne. I morti possono preoccuparsi dell'aldilà, ma il meraviglioso "qui e ora" della vita nella carne appartiene a noi, soltanto a noi, per un tempo limitato. Io sono una parte del sole come il mio occhio è una parte di me. Che io sia una parte della terra lo sanno più che bene i miei piedi, il mio sangue è una parte del mare. La mia anima sa che sono una parte della razza umana, la mia anima è una parte organica della grande anima dell'umanità, il mio spirito una parte della mia nazione. Nel mio io sono una parte della mia famiglia. Nulla vi è in me che sia staccato e assoluto, tranne la mia mente, e noi dobbiamo riconoscere che la mente non esiste di per sé, ma è solo una scintilla di sole sulla superficie delle acque. 
Così, il mio individualismo è in realtà un'illusione. Io sono una parte del tutto e non posso evitarlo. Però sono in grado di rinnegare i legami che ho con esso, romperli, diventare un frammento. Allora eccomi diventato un miserabile.
Quello di cui necessitiamo è distruggere i nostri falsi inorganici legami, soprattutto quelli che si riferiscono al denaro, e ristabilire organiche viventi connessioni fra noi e il cosmo, con il sole, con la terra, l'umanità, la nazione, la famiglia. 
Cominciamo con il sole: il resto pian piano verrà.

"Apocalisse" D.H. Lawrence, trad. Walter Mauro, Newton & Compton

7 aprile 2013

Tecniche di metazione tibetana ****

Quello che mi piace di più quando leggo questi libri sulla meditazione e, in generale, sul buddhismo, è la finestra che si spalanca su un mondo che c'è ma che nella nostra realtà quotidiana fatta di lavoro, traffico, problemi di soldi, tasse e politica, e non essendo solitamente educati a queste pratiche introspettive, sembra utopico. Voglio dire, quest'uomo qui che ha scritto questo libro è stato 4 anni in ritiro sull'Himalaya. Non è mica del 1400, è del '52, nato in Germania. Rende bene l'idea dell'infinità di cose che si possono fare in una vita.
Del libro, il libro è scritto in termini molto colloquiali e alla mano, non è affatto avulso dal mondo occidentale, che l'autore conosce bene, e si concentra su una meditazione "spiccia" , che possa praticarsi parallelamente ad uno stile di vita "normale" e che punta sul sedersi, sull'osservazione della mente, con l'obiettivo di spostare il proprio baricentro dalle ipertrofiche aspettative virtuali sociali all'"essere", semplicemente. Che tanto semplice non è.

"Tecniche di meditazione tibetana"  Ngakpa Chogyam, Astrolabio Ubaldini Edizioni
****/5

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