15 giugno 2012

Suo marito


Bel romanzo di Pirandello che si addentra - si dice, prendendo spunto dalla vita di Grazia Deledda - in una moderna riflessione sulla conciliabilità , per una donna, della vita professionale e familiare, e dell'inevitabile ribaltamento dei ruoli maschili e femminili all'interno della famiglia. Silvia Roncella, protagonista del romanzo, è una talentuosa scrittrice: il marito la incita pertanto a staccarsi dai limitati orizzonti di una piccola cittadina come Taranto e di buttarsi nella vita letteraria romana. Silvia è però una donna molto schiva e scarsamente ambiziosa: la scrittura le viene semplice e ispirata solo vivendola in privato e senza pressioni esterne. Il marito, nel frattempo, si dedica all'attività mercenaria di far fruttare ciò che la moglie scrive, e si preoccupa di tessere quegli indispensabili appigli sociali che la moglie rifiuta. Nella coppia si viene inevitabilmente ad instaurare una trama di recriminazioni e complessi di ruolo. Giustino, il marito, soffre della subordinazione rispetto alla moglie (gli amici lo prendono in giro chiamandolo col cognome della moglie), e tenta di compensare il complesso dando rilevanza alla sua attività, non creativa ma remunerativa. Allo stesso tempo, butta sulle spalle della moglie la responsabilità della sua attuale posizione (ha lasciato un lavoro sicuro per curare i suoi interessi letterari) e la pressa a scrivere.

Silvia è invece insofferente perchè la scrittura, che era uno svago privato, diventa un obbligo; si sente a disagio nei riguardi degli obblighi sociali che le impone il marito; è schiacciata dalla responsabilità. Vive male la conflittualità fra il ruolo tradizionale della donna e quello che invece si trova a vivere. Nella sua stessa visione di sé si attua una sdoppiamento, si "vede vivere".
Bello il parallelismo della maternità fisica e letteraria di Silvia: forse la parte più emozionante del romanzo è proprio la contemporaneità del parto di Silvia con la prima del suo dramma a teatro. Il rapporto fra le due maternità per Pirandello è puramente conflittuale, dagli esordi in poi: anche dopo il parto Silvia praticamente abbandonerà il figlio alla suocera, con mille sensi di colpa, per poter lavorare.
La conclusione è amara - a qualcuno magari sembrerà datata, ma io sono personalmente d'accordo -: la famiglia è una struttura con una costruzione socialmente definita perchè estremamente fragile; il ruolo di mamma e moglie non si può conciliare con la vita lavorativa, se non con pesanti compromessi da una parte o dall'altra. Nell'ipotesi, poi, in cui la vita professionale della moglie sia nettamente superiore rispetto a quella del marito, la confusione fra il doppio ruolo della donna e il ruolo dipendente e castrato del marito può facilmente diventare la genesi di un disastro.
Bello l'italiano di Pirandello: leggerlo oggi, come leggere D'Annunzio, fa sembrare l'italiano scritto dei nostri giorni una lingua monotona e ripetitiva.  L'unico peccato, a mio parere, è che il libro non sia interamente narrato dal punto di vista di Silvia. Nel finale, anzi, la soggettiva di Silvia si perde completamente lasciando spazio a quella del marito, e il romanzo ne risente.
Forse non si dovevano scrivere tali cose? Era un errore scriverle a quel modo? Ella, o piuttosto, quella là non lo sapeva. Non avrebbe mai pensato a stamparle, se il padre non gliele avesse scoperte e strappate dalle mani. Ne aveva avuto vergogna, la prima volta, una gran paura di sembrare strana, quando non era tale, per nulla: sapeva fare tutte le altre cose tanto per benino, lei: cucinare, cucire, badare alla casa; e parlava così assennata, poi... - oh, come tutte le altre fanciulle del paese... C'era però qualcosa dentro di lei, uno spiritello pazzo, che non pareva, perchè lei stessa non voleva ascoltarne la voce né seguirne le monellerie, se non in qualche momento d'ozio, durante il giorno, o la sera, prima d'andare a letto. 
Più che soddisfazione, nel vedere accolto favorevolmente e lodano con molto calore il suo primo libro, ella aveva provato una gran confusione, un'ambascia, una costernazione smaniosa. Avrebbe saputo scrivere, ora, come prima? non più per sé soltanto? [pg. 52]
Le veniva da ridere, certe volte, innanzi allo specchio. Si sentiva come tenuta dal suo sguardo stesso. Oh perchè proprio doveva esser così, lei, con quella faccia? con quel corpo? Alzava una mano, nell'incoscienza; e il gesto le restava sospeso. le pareva strano che l'avesse fatto lei. Si vedeva vivere. [pg. 54]
"Suo marito" Luigi Pirandello ***/5

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