22 aprile 2012

Il piacere

L'esclusività è un aspetto essenziale delle più famose storie d'amore. Pensate se Jane Eyre, quando fugge dal castello di Rochester, anzichè vagabondare senza meta nel dolore per la perdita del suo Edward, si fosse trovata un altro posto da educatrice e si fosse di nuovo innamorata follemente del suo capo. Sarebbe sembrato ridicolo.
L'amore, quello struggente, romanzesco, che inevitabilmente diventa aulico, solenne, mistificato sarebbe ridicolo se non fosse esclusivo.
E' quello che succede ne "Il piacere". Ed è per questo che lo considero un romanzo sincero: fin dall'inizio è evidente che il filo che lega qualsiasi pensiero o azione del protagonista è il sesso. All'inizio Andrea Sperelli descrive il suo soggiorno - mai letta descrizione più sensuale di un soggiorno - e pensa al sesso. Descrive la luce di Roma, e pensa al sesso; una corsa di cavalli, e pensa al sesso. Inutile dire che quando vede una donna, una qualsiasi, perde praticamente qualsiasi raziocinio.
Questi segnali, tuttavia, non bastano, e quando Andrea Sperelli incontra Elena, il Lettore - abituato alle Jane Eyre, a Romeo e Giulietta ecc.. ecc.. - penserà: ecco, ha trovato l'Amore! E già si immagina il superficiale eroe soggiogato dalle forze del Sentimento.

15 aprile 2012

Lettere a Milena


Comunque sia, però, la cosa principale è questa: qualunque cosa possano dire di te gli altri in un'ampia cerchia intorno a te, con superiore intelligenza, con ottusità bestiale (ma le bestie non sono così), con diabolica bontà, con affetto assassino - io, io, Milena, so fino all'ultimo che hai ragione, qualunque cosa tu faccia, sia che tu rimanga a Vienna, sia che tu venga qua, o rimanga sospesa fra Praga e Vienna o faccia ora questo ora quello. Che avrei a che vedere con te, se non sapessi ciò?

14 aprile 2012

Lettere a Milena

 Credo, Milena, che noi due abbiamo una particolarità in comune: siamo tanto timidi e ansiosi, quasi ogni lettera è diversa, quasi ciascuna si spaventa della precedente, e, più ancora, della risposta. Lei non lo è per natura, lo si vede facilmente, e io, forse, nemmeno io lo sono per natura, ma ciò è quasi diventato natura, e si dilegua soltanto nella disperazione, tutt'al più nell'ira, e, da non dimenticare, nell'angoscia.
Talora ho l'impressione che abbiamo una camera con due porte, l'una di fronte all'altra, e ognuno stringe la maniglia di una porta e basta un batter di ciglia dell'uno perchè l'altro sia già dietro la sua porta e basta che il primo dica una sola parola, il secondo ha già certamente chiuso la porta dietro di sé e non si fa più vedere. Egli riaprirà, sì, la porta, perchè si tratta di una camera che forse non si può lasciare. Se non fosse esattamente come il secondo, il primo starebbe tranquillo, preferirebbe, in apparenza, non guardare neanche verso il secondo, metterebbe lentamente in ordine la camera, quasi fosse una camera come qualunque altra, ma invece fa esattamente la stessa cosa presso la sua porta, talvolta persino tutti e due sono di là dalle porte e la bella camera è vuota. 

11 aprile 2012

Tipi psicologici


Durante i centoventi anni che sono trascorsi dalla composizione dell'opera di Schiller, le condizioni della cultura individuale non sono migliorate; anzi, sono peggiorate, poichè l'interesse del singolo è preso, molto più di un tempo, dalle occupazioni collettive, così che la possibilità di sviluppare la propria cultura personale è assai diminuita. E' per questo che la cultura collettiva altamente sviluppata che possediamo oggi, e la cui organizzazione supera ampiamente tutto ciò che vi è stato nei tempi passati, lede anche, più che mai, la cultura individuale.
Nel nostro tempo vi è un abisso profondo tra ciò che un uomo è e ciò che rappresenta, tra la sua individualità e la sua funzione di essere collettivo. La sua funzione è sviluppatissima, ma non lo è la sua individualità. Se egli eccelle, allora si identifica nella sua funzione in seno alla collettività; in caso contrario, anche se lo si stima dal punto di vista funzionale, egli, in quanto individualità, resta legato alle sue funzioni inferiori non sviluppate, così che egli è semplicemente un barbaro, mentre il primo si illude beatamente di essersi lasciato dietro la sua barbarie, che di fatto sussiste. [pg. 69]

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