25 gennaio 2013

Le porte della percezione

Era buffo, senza dubbio, sentire che "Io" non ero lo stesso di queste braccia e queste gambe "fuori di me", di tutto questo tronco obiettivo e del collo e anche della testa. Era buffo; ma ci si abitua subito. E comunque il corpo sembrava perfettamente in grado di badare a se stesso. In realtà, senza dubbio, esso bada sempre a se stesso. Tutto ciò che l'Io cosciente può fare è di formulare desideri, che vengono poi attuati da forze che esso controlla pochissimo e non comprende affatto. Quando fa qualcosa di più - quando si sforza troppo, per esempio, quando si preoccupa, quando si cruccia circa il futuro - esso riduce l'efficacia di quelle forze e può anche far sì che il corpo privo di vitalità si ammali. Nel mio stato attuale, la consapevolezza non si riferiva a un io; stava, per così dire, per conto suo. Ciò significava che anche l'intelligenza fisiologica che controllava il corpo stava per conto suo.

"Le porte della percezione" Aldous Huxley, trad. Lidia Sautto, Mondadori

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