22 aprile 2012

Il piacere

L'esclusività è un aspetto essenziale delle più famose storie d'amore. Pensate se Jane Eyre, quando fugge dal castello di Rochester, anzichè vagabondare senza meta nel dolore per la perdita del suo Edward, si fosse trovata un altro posto da educatrice e si fosse di nuovo innamorata follemente del suo capo. Sarebbe sembrato ridicolo.
L'amore, quello struggente, romanzesco, che inevitabilmente diventa aulico, solenne, mistificato sarebbe ridicolo se non fosse esclusivo.
E' quello che succede ne "Il piacere". Ed è per questo che lo considero un romanzo sincero: fin dall'inizio è evidente che il filo che lega qualsiasi pensiero o azione del protagonista è il sesso. All'inizio Andrea Sperelli descrive il suo soggiorno - mai letta descrizione più sensuale di un soggiorno - e pensa al sesso. Descrive la luce di Roma, e pensa al sesso; una corsa di cavalli, e pensa al sesso. Inutile dire che quando vede una donna, una qualsiasi, perde praticamente qualsiasi raziocinio.
Questi segnali, tuttavia, non bastano, e quando Andrea Sperelli incontra Elena, il Lettore - abituato alle Jane Eyre, a Romeo e Giulietta ecc.. ecc.. - penserà: ecco, ha trovato l'Amore! E già si immagina il superficiale eroe soggiogato dalle forze del Sentimento.
E così sembra, perchè dall'animo dello Sperelli affiora un romanticismo, una idealizzazione e una declamazione talmente pomposa del Sentimento che il Lettore è in sollucchero e legge, coi cuoricini negli occhi, nell'attesa del trionfo dell'Amore.
Quando Elena se ne va, il Lettore è distrutto e così lo Sperelli. Il Lettore Romantico si prepara, fiducioso, alla lunga lista di peripezie che in queste situazioni affliggono gli amanti e, infine, faranno tornare insieme i suddetti consci che Nulla Potrà Dividerli.
Lo Sperelli inizia ad andare con chiunque gli capiti a tiro. Il Lettore Romantico sospira: poverino! Ama tanto la sua Elena!
Quando l'eroe si ritrova quasi morto in un duello provocato per il capriccio di sedurre una donna di cui gli importa poco e che ha già un marito e un amante, anche il Lettore Romantico ha il primo scossone e pensa che forse, questo Sperelli, sta tirando un po' troppo la corda.
Ma è con l'incontro di Maria che tutte le speranze cadono, perchè lo Sperelli sfoggia nuovamente lo stesso repertorio di frasi sentimentaleggianti, lo stesso carosello di sonetti e ritratti messo in opera per Elena. -Ah, che uomo sensibile! - pensa Maria; ma il Lettore Romantico si è bello e stancato e inizia a borbottare cinicamente: cosa non farebbe per portarsi a letto una donna!
E infatti, dopo tutte le drammatizzazioni del caso, i: " Ti amo!", i: " Io muoio!" e " Tu sei la mia vita!", lo Sperelli dentro di sè ammette che questa Maria l'ha un po' stancato, e che Elena gli piaceva di più.
Il cuore del Lettore Romantico viene definitivamente calpestato quando lo Sperelli compra un mazzo di rose da portare ad Elena, ma lei è con l'amante di turno e quindi, per non buttare via niente, va a gettarle a terra di fronte al portone di Maria, che lo vede e passa la notte insonne pensando al nobile e profondo sentimento che la lega ad Andrea - quell'uomo così sensibile!- e alla crudeltà del destino (lei è già sposata).
Al Lettore Romantico va ricordato che il libro si intitola: "Il piacere", e non "L'amore". E' un libro sincero, dicevo all'inizio, perchè nella vita vera di storie alla Jane Eyre se ne vedono poche, alla Sperelli, invece, tante. E' sincero anche perchè qualunque disillusione è dovuta al nostro idealismo, che mai, neanche nelle pagine iniziali, viene alimentato da d'Annunzio.
E' un romanzo in cui l'amore pare non sia altro che un'enorme ipocrisia, un gioco di ruolo a cui si prestano uomini e donne, usandolo come scudo per ciò che veramente anima la propria vita: la ricerca del piacere.
"Il piacere" Gabriele D'Annunzio

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