22 aprile 2013

Apocalisse

L'uomo desidera il suo compimento fisico prima di ogni altra cosa, perchè ora e per l'unica volta è nella carne e ne ha la possibilità. Dal momento che per l'uomo la massima meraviglia è di essere vivo. Per l'uomo, come per il fiore, il quadrupede, l'uccello, il supremo trionfo consiste nell'essere vivo, il più possibile, perfettamente vivo. Quali che siano le conoscenze di quelli che non sono nati e di quelli che sono morti, essi non possono conoscere la bellezza di sentirsi davvero vivi nella carne. I morti possono preoccuparsi dell'aldilà, ma il meraviglioso "qui e ora" della vita nella carne appartiene a noi, soltanto a noi, per un tempo limitato. Io sono una parte del sole come il mio occhio è una parte di me. Che io sia una parte della terra lo sanno più che bene i miei piedi, il mio sangue è una parte del mare. La mia anima sa che sono una parte della razza umana, la mia anima è una parte organica della grande anima dell'umanità, il mio spirito una parte della mia nazione. Nel mio io sono una parte della mia famiglia. Nulla vi è in me che sia staccato e assoluto, tranne la mia mente, e noi dobbiamo riconoscere che la mente non esiste di per sé, ma è solo una scintilla di sole sulla superficie delle acque. 
Così, il mio individualismo è in realtà un'illusione. Io sono una parte del tutto e non posso evitarlo. Però sono in grado di rinnegare i legami che ho con esso, romperli, diventare un frammento. Allora eccomi diventato un miserabile.
Quello di cui necessitiamo è distruggere i nostri falsi inorganici legami, soprattutto quelli che si riferiscono al denaro, e ristabilire organiche viventi connessioni fra noi e il cosmo, con il sole, con la terra, l'umanità, la nazione, la famiglia. 
Cominciamo con il sole: il resto pian piano verrà.

"Apocalisse" D.H. Lawrence, trad. Walter Mauro, Newton & Compton

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