4 novembre 2012

Il corpo umano ***


Secondo romanzo di Paolo Giordano, dopo "La solitudine dei numeri primi". Tratta della quotidianità di un gruppo di soldati in missione in Afghanistan. Il libro è nato proprio dai due viaggi che ha compiuto l'autore con i militari italiani (leggo su google), esperienza penso inevitabile per scrivere un romanzo con delle atmosfere così aliene e nitide. E' facile accostarlo a classici che trattano più o meno le stesse tematiche: l'ambiente fermo, desertico, vuoto, e il senso di attesa degli uomini, non possono non richiamare "Il deserto dei tartari" di Buzzati. Certo è che questo romanzo è lontano sia dalla penetrazione psicologica della Fallaci sia dalla maestria di Buzzati, ma Giordano ha comunque quello stile scorrevole che già mi aveva colpita ne "La solitudine dei numeri primi", e quindi il romanzo ti acchiappa ed è difficile non finirlo in un paio di giorni. La struttura corale sfiora tutti i personaggi, molti non ne ricevono una dimensione psicologica molto ricca, altri vengono approfonditi meglio, come il René in crisi di coscienza (seppur non si capisca perchè faccia il gigolò, come secondo lavoro), o il dottor Egitto. La cosa che più traspare negli uomini, insieme allo spaesamento, alla noia della missione, e alla paura, è il senso di inadeguatezza che proviene non dalla guerra "esterna" ma dalla battaglia con i propri fantasmi personali, un rimuginio incessante sulle proprie debolezze, incertezza tipica dei ventenni, seppur vestiti in tuta mimetica e armati di tutto punto. Altro aspetto su cui porre l'accento e che percorre tutto il romanzo, e sul quale penso si basi la doppia lettura del titolo, inteso come corpo "fisico" e unità militare, è la fisicità quasi bestiale, esasperata da una totale assenza di intimità.
"Il corpo umano" Paolo Giordano, Mondadori, 2012
***/5

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