1 dicembre 2011

No caffè

Prefazione: se non leggete il post precedente, Il gioco dell'immondizia, questo post vi apparirà in gran parte incomprensibile, e vi sembrerà frutto di una mente psicopatica quando, invece, un perchè, c'è.

Ci son giornate che iniziano che hai finito il caffè, e contrariarsi i primi 5 minuti che sei in piedi e pericolosissimo-issimo. Infatti immediatamente dopo ti succede che senti in lontananza il camioncino dell'immondizia, allora con insospettabile slancio vista l'ora mattiniera, così in pigiama (inguardabile, fra l'altro, il pigiama) e le oscene crocs a fiori, agguanti il sacco della pattumiera che pesa 3 tonnellate, ma nelle situazioni d'emergenza si sa che i sensi sono offuscati e si sollevano camion come fuscelli, allora col sacco e conciata come dicevo prima esci di casa, incontri il vicino che ti guarda e allunga la mano al cellulare per chiamare la neuro, ma desiste e bofonchia un buongiorno e scappa via, e tu fuggi giù per le scale con il sacco, e accade che il sacco a metà scale si rompe, e tutto il contenuto si rovescia a terra. Tu mentre si rovescia tutto e si sparge ovunque sabbia dei gatti sporca, che era anche il giorno in cui si buttava la sabbia dei gatti, vedi tutto al rallentatore come le scene tragiche dei film, e intanto intoni una sequela impressionante di parolacce, che a sentirti da sola ti fai impressione e infine non puoi non commentare: ue', che fantasia!
Nel frattempo il camioncino è arrivato sotto casa, senti il diabolico omino della nettezza urbana che raccoglie i sacchi dei tuoi fortunati condomini e tu sei lì in piedi fra la spazzatura sparsa ovunque col sacco stracciato in mano in posa plastica come una statua tragica e ti balena davanti agli occhi la scritta: Game Over. Allora raccogliendo tutta la pazienza di cui l'essere umano dispone sali in casa e prendi scopa e paletta per pulire le scale. Poi prendi due dicasi due sacchi nuovi e li riempi con la pattumiera. Poi torni a casa e ti vesti. La disavventura ti ha reso più reazionaria del solito e, meditando vendetta, pensi che si può perdere una battaglia, ma la guerra è un'altra cosa, e ride bene chi ride ultimo, e una rondine non fa primavera e tutti i luoghi comuni applicabili al caso, così ri-esci con l'intento criminale di abbandonare e occultare il tuo sacco dell'immondizia in un posto non riconducibile a casa tua. E mentre cammini fischiettando, portando i due sacchi (eh, stavolta non mi fregate, ho diviso il peso) e ti senti la peggiore delle criminali, ma al tempo stesso hai la musica di mission impossibile nelle orecchie, vedi senza alcuna ragione logicamente spiegabile che ci sono due vigili esattamente dove volevi lasciare i sacchi, che neanche il Mossad poteva avere un tempismo così perfetto. Così fai dietrofront e continui a fischiettare, nel tentativo di sembrare solo una pazza che va in giro con due sacchi della spazzatura senza avere alcuna intenzione di abbandonarli da nessuna parte. Infine ritorni a casa come un assassino che voleva occultare un cadavere ma non c'è riuscito e adesso è costretto a tenerselo in macchina, che è una sensazione che mai avrei pensato di provare eppure, eccomi qui, e sono costretta ad ammettere: per oggi la battaglia con l'immondizia è proprio persa.
Si è già capito che la giornata è una giornata di merda, eppure un inspiegabile ottimismo ti spinge ad uscire nuovamente di casa, in fondo devi andare a lavorare, e in fondo non hai preso ancora il caffè, che legalmente parlando ho dei dubbi, a considerare ufficiale l'inizio di una giornata se non si è preso il caffè. Così vado al lavoro, e mentre la collega riempie il bollitore per fare il caffè il rubinetto si inceppa e prende a scorrere l'acqua all'impazzata, fra l'altro un getto fortissimo, in più per qualche misteriosa ragione il lavandino è otturato, così ti vedi già annegata in una stanza, che son cose che accadono assai raramente. Per spirito di sopravvivenza la collega riesce ad allungarsi per spegnere il rubinetto centrale ed evitare il disastro. Inizi a pensare che questo caffè non s'ha da fare. Così mentre tu piantoni il luogo di lavoro la collega va da un ferramenta per procurarsi una pinza e cercare di sbloccare il rubinetto, e proprio in quel momento chi si fa vivo? Il tizio che viene due volte l'anno a leggere il contatore dell'acqua! Il tizio che legge il contatore dell'acqua si fa largo nella scena da naufragio con fredda indifferenza ai miei tentativi di fargli pena – sì, speravo che provasse lui a sbloccare il rubinetto - ma lui se ne frega, esterna in un' eloquente occhiata il suo disprezzo verso le nostre emergenze da cartone animato, legge il contatore e se ne va. La cavalleria al giorno d'oggi. Infine la collega torna e riesce a sbloccare il rubinetto e a spegnere l'acqua, e finalmente, finalmente, mi bevo il caffè più complicato nella storia dei caffè.

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