2 febbraio 2012

Tess dei D'Urberville

Tess capiva che la partecipazione del mondo alla sua vicenda, motivo per cui s'era umiliata così profondamente, si basava su un'illusione. Aveva vissuto un'esistenza, una passione, un'esperienza, un complesso di sensazioni che appartenevano a lei sola e non ad altri. Per l'umanità era solamente un pensiero fuggevole. Persino per gli amici non era che un pensiero fuggevole. Se si fosse disperata giorno e notte, si sarebbero limitati ad esclamare: "Ah, povera infelice!"... E ancora, sola in un'isola deserta, si sarebbe angustiata per quella circostanza? Non molto. Se fosse stata creata proprio in quel momento, scoprendosi madre, senza sposo, con un'unica esperienza nella vita, quella di genitrice di un figlio senza nome, sarebbe bastato per gettarla nella disperazione? No, avrebbe considerato tranquillamente quella realtà trovandovi gioia. Le pene maggiori erano dovute all'osservanza delle convenzioni e non a sensazioni naturali. [pg. 124]
"Tess dei D'Urberville" Thomas Hardy

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