13 gennaio 2012

Un matrimonio in provincia

Il fatto è che ingrasso.
La Marchesa Colombi la nomina la Ginzburg in Lessico Famigliare. E' una scrittrice piuttosto dimenticata, oggi. Mi sono sorpresa quindi quando leggendo questo suo "Un matrimonio in provincia"  ho scoperto un racconto interessante stilisticamente perchè secco e ironico; leggero, divertente, e assolutamente disincantato.

Una giovane ragazza di provincia, non ricca ma bella abbastanza da potersi aspettare un buon matrimonio, si costruisce un lungo sogno romantico a partire dalle occhiate di un ragazzo. Passa anni e anni a crogiolarsi in questo innamoramento inventato e quasi una decennio dopo, quando, orrore, ha già ventisei anni, si rende conto che il tizio non la sposerà mai, che è già una zitellona e che ha passato i migliori anni della sua gioventù a sognare di cose inesistenti. Se esiste un karma dei sogni ad occhi aperti lei non ne è immune: la realtà si materializza disadorna di fantasticherie in uno sconosciuto pretendente, notaio quarantenne, agiato ma con un enorme porro sulla tempia. Fra l'orrore dello zitellaggio e il porro sceglie il porro. E alla fine ingrassa.
"Un matrimonio in provincia" Marchesa Colombi, Einaudi, 9€ ***/5

2 commenti:

  1. Praticamente una versione al femminile del balzacchiano Illusioni perdute. Solo che qui le illusioni riguardano le fantasie sentimentali. Mi stupisce. Non pensavo che Marchesa Colombi scrivesse così.

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    1. Non ho letto (ancora) "Illusioni perdute", ma mi ricorderò di questo tuo parallelismo. Anche io sono rimasta sorpresa da Marchesa Colombi, pensavo scrivesse cose molto più frivole. Leggerò comunque altro di suo per farmi un'idea più solida.

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