13 gennaio 2012

Il gioco dell'immondizia - nuove regole

Dopo le feste il comune mi ha recapitato a casa un grazioso scatolotto di cartone con dentro sacchetti per la pattumiera gusti misti: per l'umido, il secco, la carta, la plastica. Che adorabile pensiero! Buone feste! In un Natale di misantropia acuta - non so a voi com'è andata - in cui alcuni dei miei migliori amici si sono persino scordati di farmi gli auguri, è un pensiero apprezzabile, no? Un regalo utile! Grazie sindaco!
Allegato a questo scatolotto c'era un prezioso libretto, intitolato: Vocabolario della raccolta differenziata. L'ho letto come neanche il settimo volume di Harry Potter.
Da frequentatrice di aNobii, mi è dispiaciuto moltissimo non poterlo inserire nella mia libreria virtuale, visto il carattere locale dell'eminente pubblicazione; gli avrei assegnato cinque stelline con lode. Questo grazioso quanto utile libretto è diventato la mia bibbia, il faro che illumina la notte, la mia stella guida. Lo consulto molto più spesso del dizionario dei sinonimi, o del dizionario di lingua italiana. Come avrete intuito, è un lungo elenco di oggettistica varia, in ordine alfabetico, e della relativa e corretta locazione per lo smaltimento. Vi ricordate dei dubbi amletici che avevo esposto nell'altro post, Il gioco dell'immondizia? Ebbene, niente più dubbi! Questo dizionario chiarisce tutto. Quando bevo un succo di frutta, prendo in mano il mio Vocabolario, lo sfoglio: prima vengo a sapere dove buttare l'astuccio di cartone (e coscienziosamente lo butto), poi cerco "brik di tetrapack" (e coscienziosamente lo butto), poi cerco "cannuccia" (e coscienziosamente la butto), e "involto per cannuccia" (e coscienziosamente lo butto). Se non è chiarezza questa! Un tantino laborioso, magari, ma è per l'Ambiente. Il tempo che si butta, dove si butta? Mah, ma non addentriamoci in questione filosofiche.
Questo dizionario, lo terrò per i posteri. Dà una singolare ma efficace descrizione degli anni che stiamo vivendo. Piccoli elettrodomestici, pieghevoli, piume, pile, pirofile, pneumatici, polistirolo, poltrone, polvere, porcellana, portafogli (e portamonete), porte... c'è tutto.
Ammetto che l'ho letto da cima a fondo con grande partecipazione, polemizzando e dibattendo ad alta voce. Per esempio: perchè i fiori recisi si possono buttare nell'umido, ma le ramaglie e i residui da orto vanno portati nelle piazzole del verde (che poi, cosa sono i residui da orto?)?? Perchè l'imballaggio in polistirolo va portato all'isola ecologica, mentre il polistirolo si può buttare nel secco? Se si fa a pezzi l'imballaggio di polistirolo e lo si butta nel secco come polistirolo, è barare? Ah, nel caso ve lo chiedeste, e so che ve lo chiedete, gli uncinetti vanno buttati nel secco. So che tutti voi avete uncinetti da buttare.
Oltre a questi misteri, questo Vocabolario è servito a buttarmi sulle spalle nuovi crimini commessi inconsapevolmente. La mia fedina penale si è sporcata di numerosi nuovi delitti. La mia coscienza pesa come un macigno. Il mio karma è retrocesso di svariati punti; la mia prossima vita sarà una miserabile vita, tristissima ed irta di difficoltà, perchè ho buttato il flacone della tintura per capelli nel secco. Lo so. Sono errori imperdonabili. La voce tintura per capelli (flacone vuoto) è lapidaria: isola ecologica. Mea culpa. Mi butto carponi implorando il perdono divino. Non sono degna di questo Vocabolario.
Ora, l'isola ecologica, che insieme alla piazzola del verde evoca ridenti immagini di cittadine alberate inondate di luce e abitate da puffi in cui nessuno sa cos'è l'asma e Heidi che corre sui prati con le caprette, invece della plumbea cappa di smog e della tossicchiante popolazione bronchitica che si aggira fra cumuli di pattumiera abbandonata per strada che mi circonda, dicevo l'isola ecologica è, testuali parole: "un'area recintata e custodita dove è possibile conferire le tipologie di rifiuti che non possiamo mettere nei nuovi contenitori"*. Ce n'è, in città, una. Una sola. Aperta solo e soltanto il martedì, giovedì e sabato. Ed esclusivamente dalle 15 alle 18. Punto. Forse il comune ritiene che in questi tempi di crisi nessuno lavori. Da cittadina coscienziosa e rispettosa della legge dovrei presentarmi ogni volta che mi faccio la tinta all'isola ecologica, previo permesso lavorativo, tipo moderno re magio recante in mano il caustico flacone vuoto e civilmente e responsabilmente lasciarlo lì.
Ai miei lettori storici posso anche svelare il mistero del bastone di scopa. Lo so che non ci dormivate la notte, come non ci dormivo io. Ebbene, il bastone della scopa si può buttare nel secco. Ma anche nell'isola ecologica. Purtroppo su questo punto il Vocabolario fallisce e non è chiaro. Forse la differenza dipende se il bastone è telescopico o no. Il mio non lo è. Ma tranquilli, non lo abbandonerò mai in un'isola ecologica.

*pensate se un alieno atterrasse sulla Terra e vedesse scritto: isola ecologica; ragionevolmente si aspetterebbe un luogo tipo quello di prima, alberi, sole, aria buona e trallalà. Mettiamo che decida di andare a fare una passeggiata all'isola ecologica. Scoprirebbe l'amara realtà: che l'isola ecologica a dispetto del nome è la pattumiera delle pattumiere, ovvero il luogo che raccoglie tutte quelle cose troppo tossiche o troppo gigantesche per essere buttate normalmente; basterebbe per farsi un quadro realistico della vita e della mentalità qui da noi e risalirebbe carico di disillusione sulla sua navicella.

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