23 novembre 2011

Famiglia

"Anche i gatti muoiono" sillabava una voce nella sua testa insensatamente. Trovava strano che da quelle vaschette e scodelle si alzasse tanto dolore, perchè nella sua infanzia le era stato insegnato che gli animali non contavano nulla, il loro senso nella nostra vita è nullo, non si soffre sugli animali. Questo le era stato insegnato. Ma la fisionomia segreta di quel magro gatto si disegnava dolorosamente dentro di lei. Egli aveva larghe orecchie marroni e un viso marrone aguzzo e triangolare, sveglio, vivo e serio, uno fra i visi più vivi e più seri che lei avesse mai visto. In quella serietà stava però nascosta tutta l'allegria del mondo. Averlo perduto era una perdita lieve, un dolore di specie povera, ma essa scopriva improvvisamente che anche i dolori di specie povera sono acuti e crudeli, e vanno a prendere posto senza indugio nella zona immensa e indiscriminata dell'infelicità. [Borghesia, pg. 78]
Egli disse che gli sembrava ora, quella domenica, una giornata molto felice, eppure non se n'era affatto accorto, perchè non c'era nulla di così bello nell'andare al cinema a vedere un brutto film, e neanche nel sedersi in un caffè su una piazza, ordinare dei gelati, aspettare che venisse la sera. Egli aveva ora di quella giornata, disse, una lacerante nostalgia. Pure sedevano in quel caffè un po' annoiati, pensando che di giornate simili a quella potevano averne migliaia, e migliaia ne avevano avute, non essendovi  nulla di più stupido e semplice che mettersi seduti, per qualche ora, al tavolo d'un caffè. [Famiglia, pg. 66]
"Famiglia" Natalia Ginzburg, Einaudi, 9,50 €  ****/5

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