18 febbraio 2012

L'agente segreto


Diciamo che da un romanzo che si intitola "L'agente segreto" sarebbe lecito aspettarsi una trama con intrighi, strategia, azione, e non so, tutti i luoghi comuni alla 007, mentre la speranza si aggira svagatamente su ipotetici contorni di un protagonista fascinoso coraggioso e molto sicuro di sè. Ecco, aspettative da film hollywoodiano. Il romanzo si apre con la presentazione di tale signor Verloc che, sic, è un ometto grasso, annoiato e pigro, molto pigro. Lui è l'agente segreto. Lungi da emozionanti sparatorie e inseguimenti, il signor Verloc ha il noiosissimo compito di sorvegliare il patetico gruppo di anarchici locali, gente più idealista che combattiva e anche questi molto, molto pigri. La sua attività di copertura è un tristissimo negozietto di roba inutile. Una vita quanto mai grigia, insomma. Il signor Verloc, però, non ne è troppo disturbato: è semplicemente troppo inerte per avere superiori aspettative. Compila lunghi resoconti burocratici sulla sua grigia attività, sapendo così di guadagnarsi lo stipendio, calibrando al minimo sindacale l'impegno lavorativo.

La sua pacchia finisce quando cambia l'ambasciatore del paese per il quale lavora, che lo mette alle strette: o finalmente combinerà qualcosa di "eclatante" o verrà licenziato. Il resto del libro è la cronistoria dell'infelice idea di tentare di smuovere l'elefantiaco Verloc con azioni che non appartengono affatto alla sua natura. Finisce in tragedia.
Non ha nulla della spy-story, questo romanzo. E' più che altro un'accurata analisi psicologica del quadro familiare di Verloc e dei suoi "amici". Ci sono alcune interessanti riflessioni sulla politica, sul bisogno di protezione degli stati benestanti, sulla medicina e la paura della morte. Per il resto il libro è piuttosto lento e non sempre Conrad riesce a mantenere l'interesse per la vicenda, fra i mille approfondimenti psicologici e le tante riflessioni. Le strade, le atmosfere, la nube di riservata placidità che avvolge i personaggi ricordano le ambientazioni di Simenon.
Attraverso la cancellata del parco osservava con uno sguardo di approvazione i segni dell'opulenza e del lusso della città. Tutte quelle persone avevano bisogno di protezione. La protezione è l'esigenza primaria del lusso e dell'opulenza. Bisogna proteggerle: i loro cavalli, le loro carrozze, le loro case, i loro domestici dovevano essere protetti; e la fonte della loro ricchezza andava protetta nel cuore della loro città e nel cuore della nazione. L'intero ordine sociale, favorevole al loro igienico ozio, doveva esser protetto contro l'invidia puerile e volgare del proletariato antigienico.
"L'agente segreto" Joseph Conrad ***/5

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