3 dicembre 2011

Solaris

Ci crediamo cavalieri dell'ordine del Santo Contatto. Questa è una bugia. Noi cerchiamo solo l'uomo. Non abbiamo bisogno di altri mondi, abbiamo bisogno di specchi. Non sappiamo cosa farcene di altri mondi. Uno ci basta, quello in cui sguazziamo. Vogliamo trovare il ritratto idealizzato del nostro mondo! Cerchiamo nei pianeti una civiltà migliore della nostra... ma che sia l'immagine evoluta di quel prototipo che è il nostro passato primordiale. [pg. 81]


L'uomo, contrariamente alle apparenze, non si crea degli scopi. Glieli impone il periodo nel quale nasce, ed egli può servirli o ribellarvisi, ma l'oggetto del suo servizio o della sua rivolta gli è dato dall'esterno. [pg. 213]
Dobbiamo dunque rassegnarci a essere un orologio che misura il tempo, alternativamente sgangherato e riparato, il cui meccanismo, appena il costruttore ne mette in moto gli ingranaggi, genera insieme l'amore e la disperazione, e anche a sapere di ripetere solo differenze antiche, più profondamente comiche quanto più spesso vengono ripetute? Ripetere l'esistenza umana va bene, ma dobbiamo farlo come un ubriaco ripete una canzone conosciuta mettendo le monete nel juke-box? [pg. 220]
Questo Solaris mi ha convinta all'inizio, perchè l'idea del pianeta "vivo" e senziente è senz'altro affascinante, e l'arrivo di Chris sulla stazione orbitante, con queste strane apparizioni, l'ambiente così particolare e ben descritto, è inquietante e avvincente. Purtroppo, però, in seguito accade poco altro, e tante domande rimangono, infine, senza risposta. 
"Solaris" Stanislaw Lem, Mondadori, 9 € ***/5

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