22 dicembre 2011

Sentirsi di un'altra generazione

Qualche giorno fa ho incontrato una mia conoscente ed ex compagna di scuola e fra le chiacchiere generiche e senza impegno che si scambiano in queste occasioni, lei mi ha chiesto: "Parti?".
All'inizio non ho neanche capito. L'ho guardata in modo vacuo, tipo pesce, e le ho ripetuto sillabando: "Parto?", quindi lei come si parla ad un bambino di 9 mesi ha precisato: "Sì... vai da qualche parte per le feste?" allora il senso della domanda si è illuminato nel mio cervello e devo aver fatto senza volere una faccia terrorizzata, reazione involontaria al tumulto interiore che quella domanda mi aveva provocato, perchè mai, mai, mai una volta m'è venuto in mente che nei prossimi giorni di feste potesse prospettarsi la possibilità o il desiderio di una partenza, e la semplice domanda ipotizzante questa idea mi ha gettato sulle spalle tutte le incombenze che una simile eventualità può necessitare, sommate idealmente alle incombenze che già ti schiacciano nel periodo natalizio:
regali, tombolate, parentado vario, e alle incombenze lavorative, che chi lavora in un negozio lo sa, che a Natale è da esaurimento 1- per i clienti 2- per la mole di calzini da 3€ da impacchettare carta, nastro, fermapacchi, sacchetto 3- cambi post-Natale (con lotta con le clienti che non portano gli scontrini e perchè: no, i bavaglini "Il mio primo Natale" non si possono cambiare al 3 di gennaio) 4- inventario 5- epifania con altri calzini da impacchettare 6- preparazione saldi. Poi, sempre nell'ambito dell'ipotetica partenza: partenza, per dove? e poi: con quali soldi? Insomma nel giro di 2 secondi tutto ciò ha attraversato la mia mente, e mi sono sentita esausta. Stressata ed esausta. Con una gran voglia di stramazzare sul divano con un buon libro e non muovermi più. A questo punto il terrore si era trasformato in un risolino nervoso e diversi balbettanti "no". La mia amica mi guardava preoccupata, alchè io mi sono ricomposta e ho risposto nel nome di un accettabile comportamento sociale: "No, quest'anno starò a casa. Tu, parti?" E così lei si è lanciata nella descrizione del viaggio che aveva organizzato, e ci siamo salutate augurandoci buon Natale.
La sera sono tornata a casa, e la mia vicina quasi settantenne si è affacciata sul pianerottolo e mi ha chiesto: "Il giorno di Natale non lavori, ti riposi un po', vero? "
Ecco, questo è il mio standard.

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