Questo è il tipo |
- Signor d'Artagnan?
- Sono io.
- Lei è proprio il signor d'Artagnan?
- Sì, in carne ed ossa.
- Il prode, generoso, leale d'Artagnan?
- Appunto.
- Signore.
- Sì?
- Vengo per confidarle un segreto.
- Vuole confidarmi un segreto?
- Vista la sua fama, ritengo che sia un gentiluomo, forse potrebbe aiutarmi.
- Sentiamo, allora.
- Mia moglie è sparita.
- E' sparita?
- Sì, signore.
- In che circostanze?
- Ecco, signore, si insinua che sia una fuga romantica.
- Ah.
- Ma io penso sia una questione politica.
- Una questione politica?
E via così, si va avanti ancora per una decina di pagine prima di arrivare al racconto dell'accadimento, fra ma, boh, ah!, esatto, scusi non ho capito, ripeta, ripeto io per capire se ho capito, eccetera eccetera: ecco quel che intendo per sfacciataggine.
I suoi personaggi, poi, sono fumetteschi: la sottile penetrazione psicologica non è per Dumas. Quando sono a disagio pestano i piedi, si asciugano grosse gocce di sudore dalla fronte, arrossiscono improvvisamente, altrettanto improvvisamente diventano bianchi come lenzuoli, e quando devono essere discreti si lanciano lunghe e intense occhiate.
Insomma, Dumas io lo vedo come il primo sceneggiatore di soap-opera. Dotato, non c'è dubbio, autore di storie mozzafiato, ma una specie di elefante in una cristalleria, un artigiano del romanzo ruvido e certo non raffinato, capace di crearti dal nulla un mobile solido e industruttibile seppur non elegante.
Dopo il successo del Conte di Montecristo, si costruì una casuccia, una cosa da niente, un castello su ispirazione gotica/barocca/rinascimentale, che chiamò il Castello di Montecristo. Che è come se Bram Stoker si fosse ritirato in Transilvania nel castello di Dracula, o la Rowling nelle campagne inglesi a Hogwarts. Ecco che bel tipo, il signor Dumas.
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