19 novembre 2011

Un giorno - libro e film


Il libro mi piacque parecchio. Dà sufficiente spago al lato romantico, pur non essendo demenziale. La struttura un capitolo per ogni anno conferisce ritmo e quel tanto di originalità che serve per distinguerlo dalle altre migliaia di libri sugli amici confusi. L'evolversi del rapporto fra i protagonisti è reso in modo verosimile e, mi pare, piuttosto acuto. In più non si trascura lo sfondo sociale dell'Inghilterra dagli anni '80 in poi, anzi: Nicholls ne fa una cornice molto concreta, che non mi pare una cosa da niente.
In linea al trattamento riservato a molti libri di successo, ne è stato tratto un film, che è uscito da poco al cinema. 
Ora devo premettere: sono favorevole alla modifica di questioni secondarie della trama per trasformare un buon libro in un buon film. Altrimenti, mi pare impossibile. Libri e film sono mezzi differenti, e hanno differenti tecniche narrative. Se non si modifica qualcosa del libro, quando se ne fa un film, il risultato è un condensato di due ore a ritmo serratissimo di scene del libro, con la conseguenza che a me di solito viene l'ansia, e un poveretto che non ha letto il libro il più delle volte non capisce nulla. Nei casi peggiori, si precipita nel comico. Un giorno (o One day, per gli anglofili) è fedelissimo al libro.
Ora, chi non ha letto il libro né visto il film è meglio che non prosegua la lettura, perchè spoilero.
La differenza principale tra libro e film è che il libro, naturalmente, ha tempi più lunghi. 
Nel caso di "Un giorno", è impossibile non rimanere un po' male, nel finale, perchè la protagonista muore improvvisamente, sotto ad un camion. L' "improvvisamente" letterario, però, ha tempistiche assai diverse da quello filmico.
Quando l'autore arriva al momento cruciale, e deve iniziare ad affrontare l'argomento, lo fa per gradi. Vi potreste immaginare un romanzo con un pezzo simile?
"e lei, in bici, pensava a cosa cucinare per cena: magari della pasta? No, l'avevano mangiata a pranzo... cosa potrebbe piacere a Dexter? Forse... e un camion le passò sopra e morì sul colpo." 
Io non ho mai letto nulla di simile in un romanzo. Per fortuna. L'autore di solito inizia una serie di discorsi filosofici e nel nostro cervello avviene più o meno questo:
bla bla bla bla bla bla bla bla ma che sta a dire? bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla oddio, muore? bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla no, non è possibile! bla bla bla bla bla bla bla bla bla ma sì, muore! bla bla bla bla embè, dopo tutto questo muore così? bla bla bla bla bla bla ma no dai, lo fa per finta e poi si riprende bla bla bla bla bla mmmmmm... mi sa che muore proprio bla bla bla bla bla è morta!
Ovvero: fra la prima ipotesi del funebre destino della protagonista alla morte vera e propria passano 5 minuti (o comunque più di un secondo, e se è Tolkien anche 300 pagine o 5 ore) che bastano a prepararci all'idea. 
Nel film, invece, sei lì bel bello che guardi lei che torna a casa in bici e SBAM! morta. E tu rimani lì come un pirla. E dopo un attimo di shock ti vien da ridere. Son scene più adatte ai romanzi, insomma.
Il film è anche una pessima pubblicità agli occhiali, perchè c'è lei che per 3/4 del film sembra assurda, con questi fondi di bottiglia giganteschi davanti agli occhi, e sapendo che è Anne Hathaway non si può non pensare: ma guarda come ti riducono male un brutto trucco e parrucco, forse se mi concio bene sono una strafiga anch'io, e alla fine quando lei si toglie gli occhiali sembra un'altra persona, solo che poi non vede il camion. 
"Un giorno" David Nicholls, Neri Pozza, 18 € ****/5
"One day" regia Lone Scherfig con Anne Hathaway e Jim Sturgess, 2011 **/5

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