5 febbraio 2013

Le porte della percezione / Paradiso e Inferno ****


Saggio lineare, questo di Huxley, che va letto così com'è, ovvero come la relazione delle sensazioni dopo l'assunzione di mescalina.
Volendo -forzosamente- ampliare lo spazio di lettura, diventa un testo pericoloso: si può leggere sia un incitamento all'uso delle droghe (soprattutto quando Huxley dice che l'uomo ha necessità di uscire da sé), sia l'idea che le droghe siano l'accesso verso paralleli mistici che solo la cecità del vivere sobri ci impedisce di vedere. Entrambe queste interpretazioni sono state avanzate; il saggio è del '53, e fu naturalmente ampiamente strumentalizzato nelle riforme sociali dei decenni a venire. Huxley era un pioniere, nonché un uomo che si è costruito per addizione, mai per negazione. Va da sé che anche nell'interesse per le droghe sia arrivato un decennio prima del mondo. Il suo saggio coniuga straordinaria lucidità descrittiva, un innato dono narrativo e le osservazioni di un uomo di straordinaria cultura. Molto interessanti i confronti del suo atteggiamento mentale sotto mescalina con le opere d'arte di alcuni grandi artisti e le riflessioni sulla schizofrenia. Inevitabili anche i rimandi alle religioni e alla meditazione.
Il secondo saggio, Paradiso e Inferno, abbandona la dimensione puramente soggettiva del primo saggio per dedicarsi a riflessioni più ampie e meno focalizzate, toccando diversi temi in ambito artistico, antropologico e psicologico. La reazione dell'uomo di fronte alla totalità della visione sotto effetto di droghe può essere infatti sia la breccia verso un mondo paradisiaco, che l'accesso a un mondo infernale: ciò dipende in gran parte dallo stato psicofisico dell'individuo. E' un saggio, in definitiva, meno incisivo del primo. Le appendici sono assai interessanti.

"Le porte della percezione - Paradiso e Inferno" Aldous Huxley 
****/5

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