26 novembre 2011

La morte di Ivan Il'ic

Capì che la vita coniugale - almeno con una come sua moglie - non favorisce sempre la piacevolezza e la decenza della vita, ma al contrario spesso la turba, e che urgeva pertanto porsi al riparo da tale turbamento. E Ivan Il'ic cominciò a cercare i mezzi adatti. Il suo ufficio era l'unica cosa che imponesse rispetto a Praskov'ja Fedorovna, e Ivan Il'ic col mezzo dell'ufficio e degli obblighi che ne derivavano prese a resistere alla moglie, ricavandosi un suo mondo indipendente. 

Egli richiese alla sua esistenza familiare soltanto i vantaggi che essa poteva fornirgli, come il mangiare e il dormire a casa propria, l'avere una donna che della casa s'occupasse, e sopratutto quella tal decenza esteriore stabilita dall'opinione pubblica.

Sicchè in complesso l'esistenza di Ivan Il'ic continuava a procedere come egli giudicava che dovesse procedere: piacevolmente e con decenza.

Parrebbe gli dovesse apparir chiaro che quel suo irritarsi contro gli uomini e le circostanze aggravava la sua malattia, e che pertanto non doveva addirittura fare attenzione alle cose che lo turbavano; ma invece lui faceva il ragionamento opposto: diceva d'aver bisogno di tranquillità , e dunque andava a cercare col lumicino tutte le cose che questa tranquillità turbavano, e trovatane appena una s'arrabbiava. Il suo stato era poi aggravato dal fatto che leggeva libri di medicina e consultava medici.

Fin dal principio della malattia, dalla prima visita al dottore, la vita di Ivan Il'ic era rimasta divisa fra due stati d'animo che s'alternavano: la disperazione, l'attesa della morte incomprensibile e spaventosa; e la speranza, e un appassionato interesse all'attività del proprio corpo.

"La morte di Ivan Il'ic" Lev N. Tolstoj, BUR, € 5,90 (che non è la traduzione che ho io) *****/5

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